Amata, combattuta, preferenza assoluta o nemica ad oltranza, è l’omeopatia.
Facciamo un po’ di chiarezza su un tema scottante e sul suo mercato che non può essere ignorato, almeno dal punto di vista dei numeri.
Dicesi “omeopatia”
Da una parte la comunità scientifica internazionale che non può riconoscere l’omeopatia come una pratica valida, dal momento che mancano evidenti prove scientifiche sulla sua efficacia, da una parte i suoi sostenitori, omeoterapisti, pazienti soddisfatti e professionisti della medicina ufficiale.
L’omeopatia è una pratica di medicina alternativa; i medicinali omeopatici vengono prodotti a partire da sostanze di origine minerale, chimica, vegetale, animale e biologica. I processi di diluizione e dinamizzazione, principi alla base dell’omeopatia, attirano moltissime critiche dal momento che, ad alte diluizioni, i preparati non sono tra loro chimicamente distinguibili. In questi casi il medicinale è, dal punto di vista chimico-fisico, unicamente costituito da eccipienti, ovvero dalla sostanza liquida o solida, farmacologicamente inattiva, nella quale si scioglie o si incorpora il medicamento. Ecco cosa intende chi parla di “acqua e zucchero”.
Questo è, in breve, se guardiamo all’omeopatia con un occhio scientifico.
Pensate che in Italia, dal punto di vista giuridico, è lecito affermare pubblicamente che l’omeopatia è priva di utilità. Ha fatto scuola il caso di Piero Angela con la sentenza del 2003.
Tra i sostenitori possiamo comunque trovare anche medici che affiancano rimedi omeopatiche a medicinali classici; in questo caso si intende l’omeopatia non come medicina alternativa bensì medicina di supporto.
L’omeopatia, perché piace?
A molti piace, per molti funziona, per molti provare non costa nulla perché “male non fa”.
Nonostante i dubbi sulla sua efficacia, come mai il mercato omeopatico, pur con cali e riprese, è ancora presente e discusso?
Quello che subito si distingue è l’approccio omeopatico alla malattia dall’approccio accademico. Forse è proprio qui la chiave della curiosità che l’omeopatia non smette di accendere nelle persone, perché in essa il malato spesso trova qualcosa che manca dall’altra parte.
Maggiore ascolto ed empatia, importanza ad aspetti psicologici e caratteriali, risalto al soggetto prima che alla malattia: l’omeopata è per il paziente un po’ medico, un po’ psicologo, un po’ confidente. Ne deriva un rapporto più confidenziale, umano.
Il paziente ha bisogno che lo si guardi come un individuo con la sua complessità e non solo come un caso clinico. È forse una sfumatura sulla quale potrebbe riflettere anche la medicina ufficiale?
Il mercato omeopatico in Italia
In Italia la vendita di medicinali omeopatici è regolata da un chiaro quadro normativo.
Secondo Omeoimprese l’Italia è terza in Europa, dopo Francia e Germania, per vendita e promozione di medicinali omeopatici. Un’indagine condotta da Doxapharma riporta un aumento degli acquisti online nell’ultimo anno, ma 1 italiano su 3 acquisterebbe online perché impossibilitato a reperire i prodotti in negozio.
In Italia, a differenza che nel resto d’Europa, la legge vieta di fornire indicazioni terapeutiche, privando l’acquirente del foglietto illustrativo e, quindi, di preziose informazioni. Una situazione che può avvantaggiare economicamente i mercati esteri a scapito del mercato omeopatico italiano.